Salta al contenuto Passa al footer

Osteoporosi transitoria dell’anca. La storia di Livinia comincia in gravidanza

In gravidanza può manifestarsi una particolare forma di osteoporosi transitoria che non provoca fratture vertebrali ma causa edema osseo alla testa del femore e alle anche della madre, che possono andare incontro a necrosi ossea. Il parto può essere impossibile, ma i sintomi e la tempistica sono tipici. Per fortuna, il recupero fisiologico è in genere ottimo, l’assenza di fratture permette un recupero pieno della funzionalità eil ginecologo può riconoscere il problema in tempo.

Livinia ci racconta la sua storia vera. Il dolore lancinante, fisico, della patologia. Il senso di colpa provato per non poter essere stata accanto a sua figlia. Ma anche la gioia infinita del loro primo abbraccio, quando la piccola aveva tre mesi.

I sintomi dell’osteoporosi transitoria dell’anca in gravidanza.

Sono rimasta incinta della mia bambina al primo tentativo. Ero incredula! Per me che nulla in genere fila liscio, è stata una vera eccezione. I primi mesi la gravidanza proseguiva talmente bene che ho fatto richiesta per lavorare fino all’ottavo mese compreso. Alla fine del settimo, però, ho iniziato ad avvertire dolore all’inguine destro, inizialmente avvertito come un lieve fastidio, e diventato poi sempre più forte e debilitante, fino a rendere difficile camminare normalmente o salire le scale.

Settimo mese: il dolore sempre più intenso, le difficoltà di movimento

Ho segnalato subito ai medici in ospedale questo malessere ma mi è stato detto che, sicuramente, si trattava di una pubalgia o della sciatica, infiammazioni tipiche in gravidanza, e che dopo il parto sarebbero spariti tutti i sintomi. Ma più passavano i giorni, più il dolore si faceva intenso, coinvolgendo anche l’anca e poi la parte sinistra del mio corpo. Faticavo a camminare e a sedermi. Per trovare un po’ di sollievo ho iniziato con la fisioterapia e quando il dolore diventava insopportabile assumevo paracetamolo. Ad ogni controllo segnalavo i sintomi ma la risposta era sempre la stessa, ovvero che non c’era nulla che si potesse fare.

Ottavo mese: le stampelle di mia nonna, le urla di dolore

All’ottavo mese di gravidanza camminavo con le stampelle di mia nonna, urlavo dal dolore per scendere e salire le scale e perfino per sedermi a tavola.

Mi dicevano di sforzarmi a camminare e così facevo. Capivo che era un dolore esagerato, mai sentito su altre donne incinte, ma più esponevo i miei dubbi ai medici, più mi rispondevano che con il parto sarebbe passato.

Nono mese. Ho partorito senza usare le gambe

A una settimana dal termine, in occasione di un monitoraggio, qualcuno ha alzato la testa dalla scrivania e si è reso conto della gravità e dell’anomalia di un dolore così forte, oltre che della possibilità di non poter affrontare un parto naturale. Nelle settimane precedenti nessuno, evidentemente, aveva pensato a questa eventualità.

Mi è stata eseguita finalmente la prima risonanza e da un giorno all’altro da una gravidanza normale sono passata a dover partorire con urgenza, con la probabilità di parto cesareo e impossibilità di allattamento: osteoporosi transitoria gravidica e alto rischio di frattura di entrambi i femori, questa la diagnosi.

Mi è caduto il mondo addosso e in un minuto tutto era cambiato.

Mi hanno obbligato a riposo – pensare che suggerivano di camminare! – e dopo pochi giorni mi hanno ricoverato per induzione. Sono riuscita ad affrontare un parto naturale, ma ho dovuto farlo senza utilizzare gli altri inferiori.

Quando potrò prendere in braccio la mia bambina?

Dopo il parto sono rimasta un mese intero assolutamente immobile, cercando di migliorare naturalmente per evitare cure pesanti. Potevo prendere mia figlia solo seduta a letto: non la cambiavo, cullavo, addormentavo. La mia splendida famiglia si è occupata di tutte le esigenze di mia figlia ma io, la sua mamma, non potevo.

Mi sono sentita mamma per metà ed è stato lancinante sentirla piangere e non poterla calmare, rinunciare alla prima passeggiata e al primo bagnetto. Sono riuscita ad allattarla evitando le cure forti che, a detta dei medici, avrebbero velocizzato la guarigione.

È andata avanti così per tre mesi. Con l’assunzione di calcio e vitamina D, le risonanze successive rivelavano miglioramenti ma non arrivava mai il momento in cui potevo prendere in braccio la mia bambina, scendere le scale e quindi uscire.

Tre mesi chiusa in casa, in pigiama. Tre mesi in cui se la mia bambina aveva il pannolino sporco o piangeva dovevo chiamare qualcuno. Tre mesi di doccia seduta su uno sgabello, tre mesi di dipendenza dagli altri per qualsiasi attività, proprio in un momento in cui avrei dovuto e voluto fare di tutto per la mia bambina.

Sofia è nata il 25 gennaio 2022. Ho cambiato il primo pannolino a marzo, quando sono riuscita a stare in piedi, ma senza poterla sollevare. Finalmente a fine aprile ho potuto anche prenderla in braccio. Quante lacrime versate per un’azione così semplice ma così speciale per me dopo tutto quello che ho vissuto.

Piano piano ho iniziato a fare tutto e a recuperare il tempo perduto. È stata molto dura, ma ciò che mi ha dato la forza è stato rendermi conto che la mia bambina mi riconosceva come la sua mamma!

La prevenzione dell’osteoporosi gravidica comincia in gravidanza

In un periodo che dovrebbe essere di massima gioia per una neo mamma, ho dovuto affrontare la prova e il dolore più grande, con mille dubbi su cosa avrei potuto fare per evitarlo o scoprirlo prima.

È una patologia che tutti definiscono “rara” ma non lo è poi così tanto. Siamo tante e non è giusto che veniamo ignorate. Non è giusto che tante altre mamme debbano affrontare tutto questo.

Ci vuole prevenzione, sono necessarie analisi per valutare questa possibilità, e forse eviteremmo tanti problemi e dolori e renderemmo tante mamme felici.

Ho un’unica certezza: dopo aver affrontato tutto questo, posso dire che siamo una forza!

Livinia

Lascia un commento